Il latte torna bollente. Non c’è stato il tempo di cogliere i timidi segni della ripresa dopo il lockdown di primavera che già si torna a sprofondare in una nuova crisi, con altre misure di contenimento sociale dagli inevitabili effetti sul fronte dell’economia e quindi anche dei produttori agricoli.
Gli industriali premono per porre nei contratti di fornitura un limite mensile di produzione, vincolando i tetti produttivi al pagamento di una penale, ma in questo modo si abbasserebbe ulteriormente il prezzo di conferimento, senza contare gli altri vincoli e oneri fissi a cui sono sottoposti i produttori.
Cia Agricoltori italiani sta difendendo in ogni sede la posizione degli allevatori, che non possono ridurre la produzione garantendo nello stesso tempo prodotti sostenibili e salubri, oltre che condizioni di benessere animale tra le più elevate al mondo.
Condizioni che rischiano di essere fortemente penalizzate, anziché valorizzate, come sarebbe interesse di tutti.
In questo scenario dalle tinte fosche, appaiono però sempre più evidenti l’innovazione e la lungimiranza delle iniziative di taluni allevatori che in questi anni si sono organizzati per trovare nuovi canali di mercato, come nel caso del latte di prossimità del progetto Tobia.
Un’operazione che sta avendo un buon riscontro tra i consumatori, proponendo latte italiano proveniente esclusivamente dalla produzione di singole aziende e non mischiato, come invece avviene durante il normale trend produttivo industriale.
Ogni allevatore aderente alla piattaforma Tobia segue un rigido disciplinare e dopo la mungitura conferisce tutto in un’unica cisterna, la propria. Una volta raggiunto il caseificio il contenuto subisce una lavorazione Uht, sistema di sterilizzazione che non altera le qualità organolettiche del latte, ma che consente una lunga conservazione.
Il sistema garantisce l’assenza di microrganismi nocivi in attività per tutto il periodo indicato sulla confezione e permette di non utilizzare conservanti. Il latte è imbustato in pacchetti tetrapack da un litro con l’etichetta recante il nome dell’allevatore.
È un “latte di prossimità” e con una chiara identità che valorizza la produzione, innescando un circolo virtuoso che incentiva l’allevatore a migliorarsi sempre di più, fidelizzando la clientela.
Un percorso interessante, che conduce verso nuovi orizzonti, al di là delle crisi, siano queste di mercato, oppure di sistema, con al centro il rapporto diretto con il consumatore.
